Nell’immagine: “La scuola del villaggio” di Albert Anker (1896)
L’11 febbraio abbiamo celebrato la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, l’abbiamo fatto perché crediamo che solo portando alla ribalta e promuovendo con i nostri mezzi di divulgazione e comunicazione il tema dell’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile possiamo mobilitare, come società civile, le istituzioni governative affinché ci siano maggiori investimenti nella ricerca scientifica anche a beneficio delle donne e delle ragazze.
Cogliamo di buon grado la spinta del Presidente Draghi, che nei giorni scorsi ha visitato i Laboratori del Gran Sasso, ad investire un miliardo di euro nelle giovani donne, promuovendo la cultura del merito!!
Valorizzare gli scienziati, uomini e donne, invece di delegittimare queste ultime, anche attraverso percorsi formativi specifici che mettano la ricerca “al centro della crescita dell’Italia” sarebbe un segnale di crescita culturale.
Che stia davvero muovendosi qualcosa verso un cambiamento? che si stia voltando pagina?
I fondi per costruire il futuro sembrano esserci: “Con il Pnrr sono stati investiti oltre 30 miliardi in istruzione e ricerca, saranno finanziati fino a 30 progetti per infrastrutture innovative di rilevanza europea. Nei prossimi quattro anni saranno destinati 6,9 miliardi alla ricerca di base applicata e a Dicembre 2021 sono stati pubblicati bandi per un totale di 4,5 miliardi” (M.Draghi)
Eppure in Europa siamo ancora fanalino di coda quanto a nuovi dottori di ricerca.
La vera sfida consiste nel combattere l’arretratezza culturale e gli stereotipi che hanno visto per troppi anni le donne ai margini del mercato del lavoro e arrancare per un ruolo di responsabilità in quanto le posizioni di vertice sono per lo più occupate dagli uomini.
Per abbattere gli stereotipi occorre partire dalla scuola e dalle università, dove solo una ragazza su cinque sceglie di studiare le materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).
“Sono ancora troppo poche e l’investimento di un miliardo servirà a ridurre il Gender gap e a far si che le ragazze iscritte possano presto diventare il 35% del totale.” (M.Draghi)
Occorre recuperare i ritardi italiani, evitare che le ragazze, per essere riconosciute come scienziate fuggano all’estero, onde evitare una dispersione di investimenti e di risorse che potrebbero rivelarsi preziosissime, se valorizzate, per il nostro sistema Paese.
La ricerca deve essere al centro dello sviluppo, e le donne e le ragazze devono farne parte a pieno titolo.
Le borse di dottorato diventeranno circa 20.000, raddoppiano gli importi e il numero di borse destinate.
L’auspicio è che molte di queste risorse siano aggiudicate alle ragazze; diamo loro la possibilità di scendere in campo, il nostro e non quello di un’altra nazionale, facciamole giocare e correre la partita della vita. La loro ma anche la nostra.