«Un giorno avrei dovuto chiedermi: “Perché sto male?” Gli uomini si abituano a tutto, ma ci vuol tempo.» (John Steinbeck)
Chi l’avrebbe mai immaginato che ci saremmo trovati a vivere un’esperienza drammatica e dolorosa generata da un virus che ci ha tenuto in ostaggio per un anno e oltre?
Prima chiusi per mesi nelle nostre case senza poter mettere il naso fuori dalla porta, poi in libera uscita ma a orari e giorni stabiliti dai colori della sicurezza, ognuno dei quali regola gli spostamenti da un luogo all’altro così come gli orari di apertura dei locali e dei servizi e il distanziamento sociale da mantenersi tra le persone.
Ci siamo adeguati, col passare del tempo, a questo nuovo stile di vita? Ci vuole tempo, dicono gli esperti…
La pandemia ha messo alla prova le nostre risorse emotive e a nudo le nostre vulnerabilità.
L’isolamento domestico e il lavoro a distanza, che pure presentano alcuni aspetti di opportunità, non ci hanno trovato tutti pronti e preparati allo stesso modo.
Ci siamo scoperti fragili e smarriti, ci siamo affidati al sopraggiungere della bella stagione, aggrappandoci con forza all’illusione che il sole riscaldasse i nostri cuori, e la sua energia avesse la meglio sulla pandemia.
È la pandemia che ha lasciato noi senza energia.
Poi è caduta la neve sulle nostre teste, inaspettata… così come questo inverno e tutto quello che si è portato dietro…