“Tienimi il metro, tienilo ben fermo altrimenti non riesco a capire la giusta distanza, la giusta misura”
Queste parole pronunciate da mia nonna ormai una galassia di anni luce fa, rimbalzano oggi nella mia mente riportandomi ad una dimensione passata in cui io, bambina, l’aiutavo a tenere fermo il metro da una estremità in modo che lei potesse misurare con precisione le altezze, come la mia o quella di mia sorella, profondità o distanze.
Una vera e propria mania quella del metro. ne ricordo di tipo flessibile che rientrava con un piccolo scatto una volta lasciato andare, di tipo rigido in legno con evidenziati i millimetri e cm, adatti alle distanze lineari, o quelli sartoriali che vengono arrotolati dopo l’uso.
Si può dire che il “metro” sia stato uno strumento che mi ha permesso di capire che il mondo è fatto anche di unità di misura e non solo di pesi, adatto pertanto alle misure nelle attività umane più comuni.
Non avrei mai immaginato che il metro assumesse oggi una dimensione diversa da quella che avevo conosciuto, e che rientrasse a pieno titolo nel campo del sociale e delle scienze del comportamento.
Si perché è di comportamento che stiamo parlando in questi ultimi tempi, la giusta misura, la giusta distanza
“non meno di un metro” che ci viene richiesto di frapporre tra noi e l’altro, tra noi e il mondo.
Un metro! Cosa vuoi che sia! Non è poi una misura eccessiva, guarda allungo il mio braccio ed è presto fatto.
La scienza che studia lo spazio e le distanze come fatto comunicativo si chiama prossemica: anche quando parliamo con l’altro, gli altri, tendiamo a mantenere una distanza che permetta alle persone di sentirsi a proprio agio e non invase.
Ma qui non si tratta di comunicare con la voce, si tratta di trattenere il corpo, di fare in modo che non avanzi, che non si spinga troppo oltre ma rispetti il confine... ecco che ritorna il metro.
Cosa vuoi che sia un metro? Non è poi una misura così eccessiva, eppure è quanto basta per non potersi abbracciare, tenere per mano o stringersela la mano, sedere vicini al cinema o a teatro .. ancora chiusi purtroppo, o al ristorante dove ritrovarsi con gli amici era occasione di svago e convivialità.
Un metro sul quale ridisegnare le nostre vite, una distanza fisica e di misura che crea uno spazio tra noi e l’altro, uno spazio vuoto che sta in mezzo e che va riempito da una nuova forma di socialità, di dialogo tra cose e case, persone e azioni.
Una conversazione fluida, scorrevole che segnerà un nuovo modo di stare insieme uniti nella distanza.
Tienimi il metro per favore e insieme possiamo a ricominciare a convivere nella città.