Un bambino o una bambina che gioca non è mai un bambino che “perde tempo”, per il fatto che non si dedica ad attività che noi adulti definiamo per lui “produttive. Egli in realtà, attraverso il gioco, “guadagna tempo”, nell’ottica dello sviluppo della propria autonomia, della propria capacità di mettersi in rapporto con il mondo che lo circonda, sperimentando libertà e limiti, fantasia e realtà, confini e mediazioni.
Tra i bisogni educativi, il gioco assume una dimensione centrale e indispensabile nell’ambito più complesso della qualità della vita umana.
È dimostrato come l’esperienza ludica, nelle sue diverse espressioni, sia una componente essenziale per lo sviluppo della identità.
Giocare quindi è cruciale per il bambino di ogni fascia di età, da 1 a 13 anni. Attraverso il gioco si raggiungono livelli di autonomia e di competenze dal punto di vista motorio, relazionale, comunicativo e opportunità di socializzazione.
Oggi gli adulti, i genitori, alle domande di rito come: “cosa faccio oggi, quando ho finito i compiti?”…”a che cosa giochiamo?”…oppure: “con chi gioco?” “vuoi giocare con me a…?” sono chiamati a trovare risposte che soddisfino i bisogni dei propri figli dentro e fuori casa.
Oggi gli spazi all’aperto sono più ristretti, perché condizionati dai limiti imposti dal distanziamento fisico a tutela della salute, ma non può mancare per il genitore la volontà di impegnarsi alla ricerca di soluzioni “creative” in cui il bambino è portato ad inserirsi naturalmente con un ruolo attivo.
Una corda, una palla, un fazzoletto, basta rispolverare la memoria ed ecco riaffiorare i giochi da cortile più belli e divertenti.